Una storia lunga 77 anni
1943
così un’attività di macello clandestino: prima con le capre, poi con piccoli buoi e infine con le mucche. A latere di questa proficua attività di macellazione clandestina, si sviluppa anche l’apicoltura.
1947
Sempre nel 1947 inizia la transumanza, in montagna in Valle Stura, nei luoghi che Battista aveva frequentato durante il periodo militare.
L’avventura in Valle Stura comincia con una spedizione, in bicicletta, alla ricerca della postazione in cui sistemare le arnie.
Nel frattempo, la mamma di Battista si dedica alla vendita del miele al mercato di Canale. Nel mercato di Canale, dove, tra le qualità più richieste, si distingue in particolare il miele di acacia; apprezzato già all’epoca per il suo colore chiaro e il gusto delicato. Quell’anno, esaurita l’acacia, Battista prosegue l’attività vendendo il miele di montagna, chiaro e delicato anch’esso (ai tempi la gente non gradiva il miele scuro di castagno).
Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, tra il 1947 e il 1948, l’attività di macellazione viene interrotta bruscamente su consiglio di dazieri e dei responsabili pubblici. Contemporaneamente si verifica un periodo di scarsità di zucchero che fa sì che il prezzo del miele salga alle stelle. Questo evento genera un inaspettato guadagno che permette a Battista di acquistare un camion (in realtà un’autovettura 520 tagliata e fatta diventare autocarro con motore di una 501).
Iniziano così i trasporti delle api a San Giacomo di Demonte, il commercio delle pesche nella vallata e, in concomitanza, la vendita del vino. La vendita del vino, in un primo tempo, era limitata alla sola produzione propria; ben presto però svilupparono la commercializzazione acquistando e rivendendo quello del vicino.
1949
In quegli anni affittano a Montà due camere, utilizzate come magazzino del miele, e un garage per il camion. La rimessa era necessaria perchè la strada per raggiungere la cascina Valteppe era praticabile per il trasporto con animali ma assai difficoltosa agli autocarri.
1950
1952
1956
Battista muore, prematuramente, a soli 44 anni, lasciando la moglie Natalina e i suoi due figli, Ferdinando e Claudio.
All’epoca Battista disponeva di circa 150 arnie, aveva già iniziato la pratica della transumanza verso la montagna e poi verso la pianura per il trifoglio. A causa della giovane età dei figli Ferdinando e Claudio (nove e dieci anni), la mamma Natalina è costretta a dismettere parzialmente la gestione delle famiglie di api in attesa che i figli crescano.
Negli anni successivi i due ragazzi vengono coinvolti nella gestione delle arnie fatto che accende in loro la passione per questo tipo di allevamento tanto che, all’età di 18 anni, una volta presa la patente di guida, si liberano dal contratto stipulato e danno il via all’attività in proprio.